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La Christian Music fra mani giunte e mani sporcate

La Christian Music di Michele Pavanello fra mani giunte e mani sporcate

“La consapevolezza di parlare ad un pubblico di temi così delicati che toccano la fede ti carica di entusiasmo, ma anche di responsabilità”

di Nadia Macrì – 22 Marzo 2016
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Michele Pavanello è un cantautore di Christian Music, uno fra i pochi in Italia, perchè in realtà non sono tantissimi gli artisti che mettono in musica la propria fede cristiana, e nello stesso tempo – visto la scarsità qualitativa di molte proposte dell’ultimo decennio – c’è una sorta di pregiudizio anche nell’ascolto della Christian Music, perfino da parte dei credenti. Io stessa mi sono ricreduta da poco, conoscendo meglio questo mondo musicale, che non è commerciale, e quindi già per certi versi migliore perchè vero, fresco e colorato. Come il lavoro discografico di Michele Pavanello che ha pubblicato nel 2015 dal titolo Otto Strade, un album ispirato alle Beatitudini e alla teologia della liberazione, o il singolo Canzone di Natale, pubblicato a dicembre, a favore del Caritas Baby Hospital di Betlemme, venduto su tutti gli stores digitali, ha riscosso un buon successo.
La Christian Music di  Michele Pavanello spazia dal rock al pop, con citazioni jazz e improvvisazioni di chitarre e pianoforte. Lo conosciamo meglio in questa intervista non a caso in un tempo forte per la mondo cristiano.
Da artista a cantautore di Christian Music. E’ stata una scelta maturata col tempo o un passaggio naturale?
Era una sera d’estate molto calda e nel paese dove vivevo ormai da 10 anni si teneva un concerto di una band di Christian Music alla quale partecipavo da un po’ di tempo come pianista, più per amicizia che per vero impegno. Qualche ora prima del concerto il classico colpo della strega mi fermò e dovetti farmi sostituire. Il palco era a poche centinaia di metri da casa mia e le finestre spalancate lasciavano entrare la musica nella mia camera. Ascoltai quelle canzoni come se fosse la prima volta e non so cosa successe realmente in quel momento, ma quando riuscii a rimettermi in piedi presi la chitarra in mano e incominciai a scrivere. Da quel momento la Christian Music è diventata, oltre che la mia più grande passione, anche la mia vera missione.

Che cosa è cambiato in te e nella tua vita dopo la realizzazione del tuo primo album?
E’ cambiato molto, la consapevolezza di parlare ad un pubblico di temi così delicati che toccano la fede ti carica di entusiasmo, ma anche di responsabilità.

Il tuo primo cd Otto strade ripercorre le Beatitudini… come mai hai scelto questa pagina di Vangelo?
Il discorso della Montagna di Gesù, che culmina con la proclamazione delle Beatitudini, è una pagina di infinita bellezza e di incredibile portata rivoluzionaria; offre gli strumenti veri per cambiare il mondo.

Ma la Christian Music a chi si rivolge soprattutto?
In Italia a pochi, purtroppo; direi che coinvolge poco più che gli addetti ai lavori; a livello internazionale, invece, ci sono grandi masse di persone, giovani soprattutto, ma non solo, assolutamente coinvolti da questa forma di preghiera e di arte unica e straordinaria.

Un talent televisivo ha visto trionfare il pop di una suora, ma secondo te la Christian Music cantata da laici potrebbe entrare nei talent?
Nel talent abbiamo visto una religiosa cantare, molto bene e con grande simpatia, canzoni pop. La Christian Music si contraddistingue, al di là degli interpreti che possono essere laici o religiosi, per i contenuti delle canzoni e i temi trattati; mi verrebbe da dire che in un paese che ancora dibatte se togliere o meno il crocefisso dalle scuole o abolire le recite natalizie sia ancora troppo presto per vedere in un talent un artista cristiano; spero di essere smentito al più presto, ovviamente.

E invece gli ascoltatori della Christian Music secondo te fanno differenza se a cantare è un prete, una suora o invece un padre di famiglia o un gruppo di giovani?
Credo sia importante accettare l’idea, anche da parte dei religiosi e della Chiesa in genere, che la Christian Music può essere proposta in modo autorevole, convincente ed efficace anche dai laici; è sempre la persona, con la sua storia, la sua esperienza, la sua capacità di approfondire e di trasmettere un pensiero che fa’ la differenza, non l’abito che si indossa; bisogna superare, anche qui, un po’ di diffidenza.

A Natale abbiamo ascoltato un tuo nuovo singolo, stai lavorando a nuovi progetti?
Sì, sono in studio di registrazione per l’uscita a settembre di un EP che tratterà temi legati all’impegno sociale, perché sono convinto che un cristiano debba essere disposto a “sporcarsi le mani” per combattere le ingiustizie; non ci si può limitare a guardare il cielo con le mani giunte, occorre essere veri costruttori di pace.

Pensi di aver avuto più difficoltà a farti ascoltare dai canali radiofonici rispetto ai tuoi colleghi emergenti che cantano altri generi?
Ahimè sì, direi che è quasi impossibile trovare accesso nei canali ordinari di diffusione musicale. Bisogna ammettere, però, che spesso all’estero le produzioni “Christian” sono di un livello qualitativo eccellente; da noi, purtroppo, non è ancora così, in quanto non si investono fondi in questo genere musicale.

E attualmente come trovi le nuove proposte musicali? C’è qualcuno che ti ha colpito di recente?
Non sono un conoscitore esperto del panorama musicale e non mi sento di dare giudizi anche perché il gusto musicale è quanto mai soggettivo; mi piacerebbe, però, tornare a respirare un po’ di “sana contestazione”; di fronte ai segni della barbarie che ogni giorno ci vengono presentati credo che anche la musica, i cantautori soprattutto, debbano fare la loro parte; è stato così in passato e bisogna tornare a farlo oggi; non si può parlare solo delle margheritine sui prati; sto esagerando nel paragone, è chiaro, ma penso che l’amore per la vita abbia bisogno di essere dipinto con colori molto forti, anche nelle canzoni.

In chiusura una domanda semi – seria: qual è la tua nota musicale preferita e perché?
Amo il SOL, perché è l’unica nota che respira. Il DO è un po’ geometra, il RE è un immaturo, il MI si sente troppo forte, il FA porta gli occhiali sulla punta del naso, il LA si impara troppo presto e il SI è chiaramente snob. Il SOL, invece… respira!

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